Durante la manifestazione, i maggiori esperti internazionali del settore si sono riuniti per discutere, condividere idee e esperienze, anticipare le tendenze, presentare le novità e illustrare le best practice internazionali.
Gli eventi presenti, disponibili in parte anche online, sono stati numerosissimi e con molti spunti sul futuro che ci attende, all’insegna della valorizzazione degli scarti attraverso il recupero di materia ed energia.
Stati Generali della Green Economy
Durante questo arco di tempo, e precisamente il 26 e 27 ottobre, si sono svolti gli Stati Generali della Green Economy, a cui hanno partecipato moltissime figure tra le quali Edo Ronchi, attuale presidente di Fondazione per lo sviluppo sostenibile, e i rappresentanti delle principali multiutility del paese, figure cardine intorno alle quali dovrà basarsi la transizione ecologica dato che sono i responsabili di settori chiave come acqua, energia e rifiuti.
Ronchi, in particolare, ha delineato quattro punti chiave affinché l’impegno nella transizione sia effettivo ed efficace:
- Aggiornare i piani nazionali sulle riduzioni dei gas serra in modo da riallinearli alla traiettoria dell’ Accordo di Parigi;
- Aumentare la resilienza delle città e dei sistemi naturali, per avere una maggiore capacità di risposta ai danni derivanti dai cambiamenti climatici;
- Mobilitare la finanza per garantire un continuo flusso di risorse destinate alla green economy;
- Puntare sulla collaborazione tra governi, mondo del business e società civile per accelerare le azioni per il clima. Ad oggi risultano necessarie tutte le politiche di decarbonizzazione possibili.
Infine, Unione Europea e Stati Uniti dovranno fare da traino per la transizione. Se le loro società e i loro mercati si evolveranno verso la sostenibilità, anche le altre nazioni saranno indotte alla transizione per non perdere la competitività sul mercato.
Oltre ad accordi, dichiarazioni e programmi, durante l’evento sono state presentate numerose tecnologie che permetteranno la tanto attesa transizione verso un mondo sostenibile e circolare. Abbiamo deciso di presentarvene due, la produzione di biogas derivante da biomasse e la produzione di syngas da materiali plastici non differenziabili.
Gassificazione di biomasse

La dipendenza dell’Italia dall’acquisto estero di gas naturale sta causando gravi problemi di approvvigionamento di una delle fonti energetiche più utilizzate per la produzione termoelettrica. Per questo motivo, i riflettori di Ecomondo hanno messo in luce alcune tecnologie alternative per la produzione di gas: tra queste ha trovato grande spazio la gassificazione di biomasse.
Grazie all’azione di alcuni agenti ossidanti tra i quali ossigeno o vapore, è possibile innescare un processo termo-chimico in grado di convertire combustibili solidi, ricchi di carbonio, in una miscela gassosa. Utilizzando questa tecnologia, alcuni prodotti di origine vegetale derivanti da scarti agricoli o da colture specializzate vengono trasformati in un prodotto gassoso costituito prevalentemente da monossido di carbonio (CO), idrogeno (H2), e, in percentuale ridotta, metano (CH4) e anidride carbonica (CO2). A valle del processo termo-chimico, particolari dispositivi, quali i wet scrubbers, filtrano la miscela ottenuta dai gas inquinanti. Il combustibile ottenuto viene poi iniettato all’interno di motori a combustione interna per generare energia elettrica, con la possibilità di produrre energia termica recuperando calore dai fumi di scarico. Queste tecnologie rappresentano quindi una valida alternativa alla produzione di gas per raggiungere una parziale indipendenza dai grandi gasdotti che attraversano l’Europa. Tuttavia, questo tema è ancora oggetto di studio e ricerca: la combustione delle biomasse, infatti, comporta problemi alle apparecchiature utilizzate a causa della presenza di un’alta percentuale di residui organici all’interno della composizione della fonte vegetale. Numerose aziende all’interno dello spazio espositivo di Ecomondo hanno presentato i gassificatori delle biomasse come una delle realtà energetiche più promettenti; l’auspicio è che questa vetrina di livello internazionale contribuisca nel prossimo futuro alla crescita e all’affermazione di questa tecnologia.
Gassificazione di materiali plastici non riciclabili

Molta della plastica che differenziamo non può essere riciclata. Essa va a costituire il cosiddetto plasmix – ovvero quelle plastiche eterogenee né bottiglie né flaconi, che arrivano a rappresentare oltre il 50% di tutti gli imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato – per la maggior parte destinato a termovalorizzazione o discarica.
Grazie alla tecnologia di gassificazione in letto fluido, il plasmix viene sfruttato per produrre un gas di sintesi (syngas) attraverso una reazione termica controllata, in ambiente chiuso ed in presenza di ossigeno. Grazie a tale reazione, la struttura molecolare delle plastiche viene spezzata fino ad arrivare ad una miscela di monossido di carbonio e idrogeno su cui si basa la maggioranza dei composti organici commercializzati dall’industria chimica di base.
Il processo, se sostenuto da fonti di energia rinnovabili, coadiuvato dalla riconversione in loco dell’anidride carbonica formatasi e grazie all’assenza di residui solidi e liquidi, potrebbe attestarsi come recupero di materia ad impatto zero.
Ad oggi, numerose realtà industriali e scientifiche sono allo studio sullo sviluppo di questa tecnologia che permetterebbe di neutralizzare l’impatto dei rifiuti plastici e recuperarne il contenuto energetico e materiale. Inoltre, sono allo studio progetti per la valorizzazione dei rifiuti plastici raccolti in mare, in modo da trasformarli in risorsa e rendere la raccolta del marine litter redditizia.