Avete un orto sotto casa?
Dei fiori sul terrazzo?
Bene, sapevate che è possibile nutrire le vostre piante con delle batterie? O meglio, è possibile farlo grazie ad alcuni prodotti contenuti al loro interno.
Una frontiera del riciclaggio di batterie esauste consiste proprio nel trasformarle in fertilizzanti, ma non tutte le batterie possono seguire questo percorso; le batterie alcaline, che rappresentano circa il 15% del mercato, ben si prestano a questo, mentre un altro tipo di batteria comune come la nichel-cadmio è destinata ad altri processi di riciclaggio.
La trasformazione in fertilizzante può avvenire anche nelle pile zinco-carbone, meno usate rispetto alle più comuni alcaline ma che comunque rappresentano il 6% del mercato.
Il percorso da rifiuto a fertilizzante, per le pile alcaline, è abbastanza semplice: lo scopo è quello di estrarre zinco e magnesio, componenti usati molto in agricoltura per arricchire i concimi. Entrambi i componenti sono fondamentali per una sana crescita della maggior parte delle piante, ovviamente nelle giuste quantità.
Una volta raccolte le pile avviene una prima fase di sminuzzamento meccanico, che si occupa di distruggere la stessa, separando con vari metodi l’involucro dal loro prezioso contenuto, che rappresenta circa il 60% del peso della batteria.
Una volta purificati, il magnesio e lo zinco vengono spediti ad aziende produttrici di fertilizzante che, arricchendo i due elementi con potassio ed altri nutrienti arrivano a creare il prodotto finale, pronto per aiutare gli ortaggi a crescere sani e rigogliosi.
E l’involucro? Puro acciaio da spedire al primo altoforno per essere fuso e riutilizzato nuovamente, per un ciclo infinito di volte.
Quest’ultimo in peso rappresenta circa il 25% della batteria, resta il 15% circa di materiale plastico che generalmente non può essere riciclato, destinato quindi ad essere utilizzato per la produzione energetica tramite termovalorizzatori.